La concattedrale di Castellammare di Stabia è rimasta sospesa in un silenzio irreale mentre Elisa, moglie di Carmine Parlato, ha preso la parola. Nel giorno dell’ultimo saluto al marito, operatore della funivia del Monte Faito precipitata lo scorso 17 aprile, Elisa ha trasformato il suo dolore in un’accusa ferma e potente: “Assumetevi le vostre responsabilità, con coscienza e onestà”.
Durante il funerale, la moglie del dipendente della funivia del Faito chiede giustizia e responsabilità
Un messaggio chiaro, che travalica la tragedia del momento. Non si tratta solo di quell’incidente che ha causato la morte di Carmine e di tre turisti, ma di un sistema che, secondo la moglie della vittima, avrebbe mostrato falle ben prima di quel drammatico giorno. “Non possiamo accettare la fatalità”, ha ribadito, rivolgendo il suo appello non solo agli inquirenti, ma anche ai colleghi, agli amici, ai vertici dell’Ente Autonomo Volturno (Eav), la società ora sotto inchiesta.
Durante la celebrazione religiosa, l’arcivescovo Francesco Alfano aveva ricordato l’importanza di mantenere viva la speranza, citando Papa Francesco. Ma è stato l’intervento della signora Elisa a scuotere profondamente la coscienza dei presenti. Dopo aver letto l’ultimo messaggio che Carmine Parlato le aveva dedicato per il loro 25° anniversario di matrimonio, la donna ha trovato la forza di chiedere con voce ferma “il momento della verità”.
‘Non vogliamo che questa tragedia finisca nel dimenticatoio’
“Non vogliamo che questa tragedia finisca nel dimenticatoio come un fatto di cronaca – ha aggiunto – ma sia un punto di svolta tra passato e futuro”. Con queste parole, la moglie di Carmine ha strappato un lungo e commosso applauso da parte dell’intera assemblea, composta da cittadini, colleghi, autorità e amici.
La Procura di Torre Annunziata continua a indagare, e il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha voluto sottolineare come ora sia il momento di “essere accanto alla famiglia” e di dare fiducia agli organi inquirenti. Ma, come ha promesso la signora Elisa sul sagrato della concattedrale, questa battaglia per la giustizia non si fermerà: “È una promessa che ti faccio e che manterrò fino alla fine dei miei giorni”.
Una tragedia che chiede verità, in nome di chi non c’è più.