Le Iene indagano sul dietro le quinte dell’industria del cinema per adulti
“Nel mondo dell’hard, è davvero tutto consensuale?” È la domanda che fa da sfondo a una nuova e controversa inchiesta televisiva trasmessa da Le Iene su Italia 1. Al centro del servizio ci sono le testimonianze di alcune attrici del cinema per adulti che hanno deciso di rompere il silenzio, raccontando esperienze di presunti abusi avvenuti durante le riprese di film hard. Tra i nomi coinvolti, quello di Rocco Siffredi, uno dei volti più noti e riconosciuti a livello internazionale nel settore.
‘Limiti superati e pressioni psicologiche’: le testimonianze delle attrici
Le performer intervistate parlano apertamente di situazioni in cui i limiti professionali e personali sarebbero stati superati, arrivando a comportamenti definiti da loro come violenti o degradanti. Gli episodi sarebbero avvenuti sia durante le riprese, sia lontano dal set, in momenti non protetti dalla presenza di troupe o testimoni.
Uno dei punti più critici toccati dall’inchiesta riguarda l’utilizzo improprio dei cosiddetti “video di consenso” – brevi clip in cui le attrici confermano, davanti alla telecamera, la loro adesione libera e consapevole alla scena che stanno per girare. Secondo alcune testimoni, questi video in diversi casi sarebbero stati registrati prima delle riprese o in condizioni non trasparenti, annullandone il valore etico e legale.
‘Non capivo se ero viva o morta’
Tra le accuse, anche racconti di comportamenti aggressivi, pressioni psicologiche e scelte imposte senza reale margine di rifiuto. Alcune attrici parlano di scene non previste nei contratti, altre di pratiche esplicitamente escluse, che però si sarebbero verificate ugualmente durante le riprese. Una performer racconta:
“Mi ero opposta chiaramente, ma lui ha continuato. Per me è stato uno stupro, anche se avvenuto davanti alle telecamere”.
Un’altra denuncia episodi avvenuti fuori dal set, lontano dalla presenza di altri membri della troupe:
“Mi sono dissociata dalla realtà. In quel momento non capivo più se ero viva o morta”.
A colpire è la somiglianza delle esperienze raccontate da donne di provenienza e background differenti, che descrivono dinamiche simili di prevaricazione, fatica nel dire “no”, e timore di subire ripercussioni lavorative o personali.
La replica di Rocco Siffredi: ‘Manovra internazionale contro di me’
Nel corso del servizio sono stati mostrati anche alcuni estratti video girati durante casting all’estero, dove – stando alle testimonianze – sarebbero avvenuti alcuni degli episodi denunciati.
Di fronte alle accuse, Rocco Siffredi ha respinto ogni addebito. Intervistato durante la trasmissione, l’attore ha affermato:
“Forse in qualche scena sono stato troppo spinto, ma non ho mai costretto nessuno. Il mio approccio è intenso, ma sempre consensuale. Non sono uno stupratore”.
Siffredi ha inoltre ipotizzato l’esistenza di un disegno orchestrato per danneggiarlo:
“È una manovra internazionale contro di me”, ha detto, annunciando che replicherà in modo più approfondito con la sua versione dei fatti.
L’inchiesta ha riacceso il dibattito su quali siano i reali margini di consenso nel contesto del porno estremo, e su quanto sia difficile – per chi lavora in quell’ambito – riuscire a stabilire e far rispettare i propri confini personali.